In questi giorni di freddo eccezionale di cui non sono grande amante, avevo voglia di sentire di nuovo la primavera e allora ho ripreso in mano il progetto che avevo preparato per la scorsa Settimana della Moda.Era un lavoro che mi aveva appassionato perché approfondiva e reinterpretava una ricerca sugli abiti da lavoro dal primo dopo guerra fino agli anni 50. Un binomio quello tra donne e lavoro che da sempre mi affascina: femminilità e professionalità, bellezza e praticità, un equilibrio che le donne da sempre rincorrono, a volte riuscendoci, a volte no. Per questo mio progetto l'ispirazione principale è venuta dalla tuta per eccellenza quella di Thayaht, dal nome d’arte del pittore e stilista futurista che la inventò nel 1920. Il termine tuta sta ad indicare la sua forma a T, ma intende anche il “tutto”, ovvero la capacità di assemblare in un unico capo ogni indumento del vestiario di cui si necessità, una vera e propria ode alla semplicità e alla funzionalità. La tuta intera per me è assolutamente un must have che sfida il tempo e le mode. Per questa a cui sto lavorando adesso, destinata ad una musa top secret, sono ripartita dalla ricerca di un anno fa. La particolarità di questa tuta è che sarà ornata di ricami realizzati in silk ribbon embroidery, ovvero con nastri di seta, tecnica che ho appreso durante il mio stage a Lione lo scorso ottobre nel suo Atelier da Elisabeth Roulleau in persona, ricamatrice di Chanel, Dior ed Hermes .In generale l'intervento del ricamo nei miei abiti nasce dalla esperienza fatta alla Central Saint Martins a Londra lo scorso luglio, sempre con Elisabeth. Il ricamo è per me un nuovo mondo affascinante e prezioso. Un lavoro minuzioso che dà l'occasione di personalizzare i tessuti e gli abiti, oltre che rilassarmi lasciandomi trascinare nella felice ossessione della precisione.
Il colore che ho scelto invece è un verde brillante, una chiara invocazione alla primavera! FF
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